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venerdì 11 gennaio 2013

Abkhasia, capitale mondiale della longevità

Alexander Leaf, oltre ai Vilcabamba si interessò anche della longevità in Abkhasia scrivendo che "non vi è di sicuro una popolazione al mondo ad avere la fama di essere così longeva come quella che si riscontra nel Caucaso della Russia meridionale" e, in tutto il Caucaso, l'area più rinomata per lo straordinario numero di centenari in perfetta salute era l'Abkhasia. Il censimento del 1970 aveva riconosciuto l'Abkhasia, allora regione autonoma della Georgia sovietica, capitale mondiale della longevità. Questa regione si estende per 3000 miglia quadrate tra le rive orientali del Mar Nero e le cime della catena principale del Caucaso e confina a nord con la Russia e a Sud con la Georgia.
Shirali Muslimov (1970)
   Prima della visita di Leaf, circolavano ampiamente voci inerenti all'aspettativa di vita della popolazione degli abkhasi che arrivava a 150 anni. Già alcuni anni addietro, la rivista Life pubblicò un articolo con foto di Shirali Muslimov, avente la presunta età di 161 anni. In una delle foto Muslimov lo vediamo accanto alla sua terza moglie. Egli disse al giornalista di averla sposata quando aveva 110, mentre i suoi genitori avevano oltrepassato i 100 anni e il fratello era morto all'età di 134 anni. Leggiamo su Wikipedia che...
   "Il caso Müslümov divenne noto nel 1963, quando un giovanissimo fotoreporter della TASS, Kalman Kaspiev, si recò a Barzavu per intervistare l'anziano. Atti di vecchia data certificavano l'inverosimile: un uomo nato nel 1805 era ancora vivo all'età di 158 anni. La stampa ufficiale sovietica non si lasciò di certo sfuggire una tal ghiotta occasione: Müslümov era stato lavoratore in un kolchoz, ricordava i tempi della Russia zarista e, richiesto di un confronto, aveva detto con un po' di compiacenza che le cose andavano meglio nel nuovo regime. La vicenda di Şirəli Baba (Nonno Şirəli) fece perciò il giro del mondo".

   Alexander Leaf non poté vedere Muslimov poiché morì di lì a poco, ma incontrò comunque Khfaf Lasuria [1], una donna centenaria che cantava in un coro citata nello stesso articolo apparso su Life, nel villaggio abkhaso di Kutol. Sebbene rimasto fortemente fortemente impressionato dal fascino di questa vivace ultra-centenaria, Leaf non prese per oro colato le asserzioni da lei fatte riguardo alla sua età e cercò di accertarsene in modo obiettivo, compito questo piuttosto arduo... Dopo laboriose ricerche, Leaf concluse che la signorina Lasuria poteva avere un'età prossima ai 130 anni. Non essendone sicuro, si limitò ad affermare di essere giunto a un grado di confidenza statistica il migliore possibile, ma è sicuro che costei era una delle persone più vecchie che lui avesse mai incontrato. In qualsiasi area dell'Abkhasia andasse, Leaf si trovava davanti persone anziane dotate di salute eccezionale, come se stesse visitando la mecca della superlongevità. All'età di oltre 130 anni Khfaf Lasuria aveva smesso il suo lavoro di raccoglitrice di foglie di tè in una fattoria collettiva dove veniva ricordata come la più veloce di tutte, rimanendo comunque attiva per tutto il resto della sua vita, prendendo regolarmente la corriera per andare a visitare i parenti residenti nei villaggi vicini, curando il giardino, allevando tacchini e maiali. Khfaf era onnivora, fumava, beveva vodka e vino fatto con l'uva che lei stessa coltivava.

Tlabganu Ketsba
   Fra i tanti esempi riferiti c'è quello dell''abkhasa Tlabganu Ketsba che nel 1939 aveva 140 anni. Queste storie di ultracentenari, che si riscontrano di solito in regioni montane (vedi hunza, vilcabamba), sono state a lungo poste in discussione. Ronald F. Schmid però fornisce le prove di documenti tra cui quelli battesimali, dimostrando che l'età dichiarata dei centenari è più che attendibile. Ciò che sorprende degli ultracentenari georgiani, hunza, vilcabamba, non è propriamente la venerabile età raggiunta ma il fatto che siano robusti, agili e dotati di una ottima memoria.
  Oltre alla loro incredibile agilità e resistenza, Leaf scopre che molti centenari abkhasici, tempo permettendo, praticano nuoto nei freddi corsi d'acqua montani. Successivamente Leaf ebbe modo di sapere dal dottore locale che l'osteoporosi è pressocché assente fra la popolazione più anziana e le fratture sono un eventualità piuttosto rara.

Il censimento effettuato nel 1975 nella regione caucasica della Georgia faceva riferimento a 1844 individui ultracentenari.

Regime alimentare

La dieta è prevalentemente vegana vegetariana basata su frutta di stagione e verdura coltivata nei loro orti o giardini che grazie al clima mite, è disponibile sette otto mesi l'anno. Così abbiamo vari ripi si uva, ciliegie, albicocche, susine, pesche, fichi, molte varietà di bacche, cachi, mele, ecc... La frutta che non è consumata viene essicata e serbata per i mesi invernali. La regione caucasica, tra l'altro, è anche la zona d'origine dell'albicocca. La verdura viene di solito mangiata cruda, o talvolta cucinata con una modesta quantità d'acqua e soprattutto colta poco prima di consumarla o cuocerla. Ciò che rimane del pasto, ormai non più fresco, viene buttato in quanto considerato nocivo. Nella dieta una fonte primaria di grassi sono le noci (pecan), nocciole e mandorle, che crescono allo stato selvatico.  La carne, raramente consumata, proviene da animali sani e appena sgozzati, dalla quale viene rimosso accuratamente tutto il grasso. Il sale viene usato in modeste quantità, raramente il burro. Raramente vengono consumati i fritti. Il loro fabbisogno nutrizionale quotidiano è inferiore alle 2000 calorie e comunque non arrivano mai ad iperalimentarsi, perché ciò è considerato socialmente inappropriato e pericoloso per la salute, contribuendo in tal modo a tenere il corpo in forma, forte, snello.

Conseguenze dovute alla notorietà

    Uno dei più scettici verso l'età dichiarata degli ultracentenari del Caucaso era il genetista della Georgia sovietica Zhores A. Medvedev, esperto in metodologie atte a fornire verifiche accurate dell'età nelle regioni caucasiche e in particolar modo in Abkhasia. Gli articoli di Medvedev in cui esprimeva i suoi dubbi ricevevano una grande attenzione allorché venivano pubblicati nella rivista scientifica The Gerontologist subito dopo che gli articoli di Leaf apparivano sul National Geographic. In questi articoli, Medvedev presentava prove convincenti riguardo al fatto che le persone potessero vivere oltre 120 anni, riconoscendo comunque un insolita longevità nella regione, patria di un non precisato numero di persone in età estremamente avanzata.
   Mentre ferveva la controversia, la legenda della straordinaria salute delle genti caucasiche veniva massicciamente promossa dalle corporations americane che producevano e vendevano yogurt, cercando di collegare il fenomeno della longevità della popolazione caucasica al loro consumo di yogurt, tanto da produrre un'intera generazione di americani che associavano lo yogurt all'estrema longevità, tra cui i più ingenui erano propensi a credere che per le genti caucasiche era la norma arrivare all'età di 140 anni e passa. Si giunse così ad ottenere un'inflazione di dichiarazioni di supercentenari che andavano ben oltre quelle fatte negli anni '70-'80. Ciò pose gli abkhasi al centro dell'attenzione al mondo occidentale, pervenendo alla conclusione che non fosse il loro stile di vita a permettere lo stato di splendida salute fino a tarda età, ma un fenomeno esotico innato. Allorché queste estreme dichiarazioni inerenti alla superlongevità vennero ritenute false, si venne a instaurare una controtendenza a rigettare come imbroglio tutto ciò che riguardava la longevità abkhasica.


[1] Tale storia della ultracentenaria (130 anni) georgeana Khfaf Lasuria risale al 1973 e viene riportata da Leaf  nel National Geographic e dal medico Ronald F. Schmid nel libro Traditional Foods Are Your Best Medicine (1987).


Fonti



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